Titolo:

IL LIBRO DI ZERYNTHIA – Presentazione Online – Accademia di Belle Arti di Frosinone 23/01/2021

Manifesto:
Data:
Descrizione:

“il libro di Zerynthia” è stato realizzato con il contributo di Italian Council, progetto della Direzione Generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane del MiBAC.


Accademia di Belle Arti di Frosinone
Sabato 23 Gennaio 2021

Il Libro di Zerynthia

in ordine di intervento:
Loredana Rea – Direttore Accademia di Belle Arti di Frosinone
Felice Levini – Artista
Donatella Spaziani – Artista
Maurizio Savini – Artista
Alfredo Pirri – Artista
Federico Fusj – Artista

con la partecipazione di
Mario Pieroni – Presidente

Dora Stiefelmeier – Direttore Artistico di Zerynthia

Modera: Marika Rizzo

Questo libro non vuole essere mera documentazione delle tante mostre prodotte dall’Associazione nel mondo dal 1991 ma vuole creare una narrazione capace di rendere l’atmosfera in cui sono nate queste mostre.

Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier
Il Libro di Zerynthia

Cura editoriale e testi di Dora Stiefelmeier
Di Paolo Edizioni, 2020

Foto, schizzi, articoli di giornale e documenti originali dei tanti progetti realizzati da Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea fondata nel 1992,  su iniziativa di Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier. Il Libro di Zerynthia vuole essere una storia raccontata principalmente per immagini cercando di riflettere la vitalità negli anni di questa organizzazione culturale dedicata all’arte contemporanea. Il volume, oltre contenere i contributi di una moltitudine di artisti italiani e stranieri, testimonia l’interesse che l’Associazione ha sempre rivolto verso il pubblico, ritenendolo parte attiva dell’esperienza.


PRESENTAZIONE ON LINE
 IL LIBRO DI ZERYNTHIA (Ed. Di Paolo)

Accademia di Belle Arti, Frosinone, sabato 23 gennaio 2021 h 11:00
progetto realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del programma Italian Council (2019)

Marika Rizzo – moderatore:
Buongiorno, ben arrivati. Sono Marika Rizzo e modererò il nostro incontro per la presentazione del volume “Il Libro di Zerynthia”, edito da Di Paolo Edizioni nel 2020. Il progetto è stato realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo nell’ambito del programma Italian Council (2019).
Vorrei subito ringraziare l’Accademia di Belle Arti di Frosinone e il suo Direttore Loredana Rea che ci ha accolto con entusiasmo. Il libro di cui parleremo è un volume particolare: non è un catalogo d’arte, anche se di arte si parla. Non è nemmeno un diario privato. È un racconto di tutto quello che è stato vissuto, cercando di far conoscere l’atmosfera che Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier, nel tempo, hanno creato. L’idea che spinge questa pubblicazione è la comunione, la continuità che esiste tra vita e arte. Il Libro di Zerynthia, ma cos’è Zerynthia? È un’Associazione per l’Arte Contemporanea ODV (organizzazione di volontariato), sede sociale a Paliano (FR), nata sotto la Presidenza del Premio Nobel Rita Levi Montalcini, nel 1991. Da allora, Zerynthia cura, promuove ed organizza manifestazioni di arte contemporanea in Italia ed all’estero con l’intento di ampliare i confini verso il contesto sociale in cui opera.
Organizza convegni e seminari di studio nelle proprie sedi o in strutture pubbliche, con una particolare attenzione all’attività didattica per giovani artisti, studenti.

Loredana Rea – Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone:
Grazie per aver proposto all’Accademia di collaborare al vostro progetto e permesso una costruzione di un dialogo che penso, spero, possa avere sviluppi importanti. Innanzitutto perché l’Accademia di Frosinone insiste su un territorio particolare, lo stesso in cui Zerynthia lavora e ha lavorato, la provincia di Frosinone, nel Basso Lazio, un territorio certamente “periferico” rispetto al sistema dell’arte contemporanea e che in questi anni ha investito poco in cultura.  L’esperienza di Zerynthia tra Roma e Paliano, che ha permesso a diverse generazioni di artisti e non di entrare in contatto con l’esperienza dell’arte contemporanea, è stata fondamentale. In questo territorio l’Accademia di Frosinone negli ultimi anni non si è occupata soltanto del ruolo di formazione, ma si è aperta volutamente al rapporto con il territorio per stimolare esperienze di arte e di cultura, perché appunto, mancando le strutture preposte l’Accademia ha deciso di assumere anche un ruolo di promozione culturale, con esperienze di natura diversa, soprattutto attraverso collaborazioni proficue con associazioni del territorio e anche fuori dal territorio.
L’importanza dell’esperienza di Zerynthia per questo territorio è fondamentale, perché ha stimolato altre esperienze dell’arte, fungendo da luogo di incontro e di confronto per l’arte. L’esperienza portata avanti tra Roma e Paliano di cui oggi ci parleranno gli altri relatori, è un momento della storia dell’arte contemporanea che non può essere perduto, deve essere parte integrante della memoria di questo luogo per permettere una crescita, un’apertura differente. Oggi che l’emergenza pandemica ci spinge a ripensare il nostro modo di relazionarci e a riformulare le modalità di comunicazione dell’arte e del fare arte, credo che riallacciare le fila di questo lungo racconto di Zerynthia sia importante. Già la scelta del nome “Zerynthia”, il nome di una farfalla dell’agro romano, è significativo, indica leggerezza e soprattutto mobilità, con la sola differenza che la vita di una farfalla è breve mentre quella dell’Associazione Zerynthia dura da tempo e prosegue in modo da poter incidere nel territorio. Per questo motivo è fondamentale rileggere questa sua storia di Zerynthia perché può stimolarci a trovare gli strumenti per ripensare il presente in funzione di un futuro sostenibile per l’arte e per la quotidianità. Ciò coincide con il ruolo dell’Accademia di Belle Arti di Frosinone che si fa carico di questo territorio periferico, anche se parlare oggi di periferia può sembrare poco realistico dato la capillarità della digitalizzazione ci permette di essere contemporaneamente qui e nel mondo intero. Spero che facendo esperienza di quello che stiamo vivendo ora, in un prossimo futuro possa far nascere nuovi progetti importanti come quelli che Zerynthia negli ultimi decenni è stata capace di creare e di lasciare come monito ed eredità a tutti noi.
Mi rivolgo a tutti voi, ma specialmente a Mario e Dora, nel rinnovare la disponibilità dell’Accademia – anche quando torneremo allo studio in presenza – per esperienze di contaminazione tra la formazione e la sperimentazione, con i nostri studenti, con i nostri docenti che oggi partecipano numerosi a questo evento.  Molti di loro sono già parte integrante della storia documentata in questo importante volume.

Felice Levini – artista:
Questa farfalla è proprio una bella cosa! Io ho una visione delle cose un po’ faunistica e per me questo libro è quasi un libro di favole ed è un po’ il compendio di tutta una serie di esperienze che ha visto coinvolti non solo gli artisti ma tante situazioni che sono state trasversali e che hanno creato una specie di grande calderone dove tutto è entrato e tutto è uscito. In questi trent’anni, io sono stato solo un piccolo rappresentante che è passato in mezzo alle cose, ma di cose che ha fatto Zerynthia ne ho visto tante, tutte belle per la loro capacità di aver transitato nei luoghi più impossibili: questa farfalla che si deposita non soltanto nelle grandi piazze e strutture pubbliche ma spesso in posti impensabili. Uno di questi è stato una cava di marmo di travertino a Serre di Rapolano, un luogo terrificante quasi infernale, eppure lì gli artisti si sono avvicinati con una capacità, un coraggio, con la voglia di andare oltre le loro tematiche e i propri linguaggi.  Una delle caratteristiche di Zerynthia è proprio quella di aver scatenato negli artisti la volontà di affrontare non solo i luoghi del possibile ma anche dell’impossibile. La cosa fondamentale secondo me è di avere di volta in volta creato una sede di forte aggregazione e ciò non avviene tutti i giorni, direi, non è avvenuto spesso in questi anni. Sono felice di aver partecipato a questo vortice, un vortice che, grazie a un grande coraggio, fortunatamente ancora non si ferma, nonostante tutte le difficoltà che ha portato la pandemia. Credo che non si tratti solamente del coraggio di mettere insieme gli artisti, ma della determinazione di unire e di mettere insieme qualcosa che non è scontato, di rendere il non possibile fattibile. È come il luogo dentro la favola, un grande immaginario che poi diventa realtà. Il libro di Zerynthia non è introdotto e commentato da grandi critici d’arte, è presentato solo da Mario e Dora che parlano del mondo che loro hanno attraversato, che hanno costruito e di cui noi artisti ne facciamo parte, insieme alle nostre pitture e alle nostre sculture. Questo è il luogo proprio dell’utopia, questo libro è utopico ed è anche bello da tenere in mano. È un oggetto d’arte fatto ad arte, insieme agli artisti, ai fotografi, ai poeti, è un libro basato sulla buona volontà di chi da trent’anni continua eroicamente a pensare che l’arte è uno dei territori dove c’è ancora un minimo di speranza, un minimo di umanità e anche di disumanità.
Domanda di Marika Rizzo a Felice Levini:
Vorrei chiederti di ricordare l’esperienza all’Accademia di scultura a Boville, dove nel 2014 hai fatto una mostra e ricordo che c’erano tantissimi studenti.
Felice Levini:  Quella di Boville è stata una bella impresa e non mi aspettavo che fosse una cosa così movimentata. Mario e Dora hanno prestato i lavori che avevo presentato nell’88 alla Biennale di Venezia.  In questo nuovo contesto e con la vitalità degli studenti è diventato una nuova esperienza.  Zerynthia è stata in grado di organizzare tutto questo, a dare vita a delle contaminazioni che sono delle forze importanti. Chi più dell’Accademia di Belle Arti, si può accostare all’arte contemporanea e alla ricerca degli artisti? Quindi ben vengano queste iniziative.

Donatella Spaziani – artista:
Questo volume è prezioso, è molto bello nella rilegatura, la carta, la copertina incisa ed è un libro emozionante. Per quanto mi riguarda, sono stata presente fin dall’inizio di quell’esperienza molto forte a Paliano che è stata importante per quanto riguarda la mia vita. Ho iniziato come assistente nel gruppo di Sol LeWitt, avevo appena concluso l’Accademia delle Belle Arti e mi trovavo in quella situazione in cui si trovano tanti studenti, tanti ex studenti e neolaureati, che non sanno bene cosa devono fare della loro vita. Magari hanno anche delle aspirazioni ma vivono in provincia. Io sbarcavo il lunario lavorando come bar girl.  L’evento straordinario per me è stato appunto quello di scoprire per caso, per coincidenza, che Sol LeWitt cercava degli assistenti per realizzare una sua opera a Paliano. Per una giovane studentessa di Belle Arti era come dire per un giovane musicista: “David Bowie viene a Frosinone” e così mi sono trovata a vivere questa esperienza unica di poter contribuire alla realizzazione di un progetto di un grande artista. Avevo l’opportunità di capire la metodologia di lavoro di uno del calibro di Sol LeWitt! E dunque mi sono ritrovata a vivere questa esperienza fantastica. Altrettanto straordinario per quanto mi riguarda è stato iniziare a frequentare il mondo di Zerynthia che era molto lontano da tutto quello che avevo intuito e studiato sui libri di testo durante gli anni all’Accademia. Noi allora vivevamo in un mondo molto distante dalla realtà dell’arte contemporanea e in molte Accademie è ancora così.  Frosinone oggi fa eccezione, c’è un corpo docenti dove sono presenti moltissimi artisti e si è creato un legame forte con gli studenti. Lo dimostra l’intervento di oggi: c’è un rapporto stretto con la vita dell’arte contemporanea. Quindi, io ventenne, mi ritrovavo a pranzo o a cena con Carla Accardi, Adachiara Zevi, Mario Merz, Vettor Pisani, Kounellis…Michelangelo Pistoletto mi sfidava quando dissi che volevo restaurare una credenza di Balla. “Non ce la farai mai a restaurarla. Te lo dico perché mio papà è stato restauratore, ne so qualcosa.” Quindi io giovanissima lì a parlarne con Michelangelo…
In questo libro troverete tante immagini, di Dora che cucina, tutti che cucinano, Mario Merz e Mario Pieroni che guardano il telegiornale. Una forte amicizia che legava tutti i presenti. Questa cosa negli anni, l’ho trovata solo nel mondo di Zerynthia, la “non-distanza” tra artisti giovani ed i più anziani, questa assenza di competizione che non ti fa sentire il divario generazionale.   Quando mi è capitato di vivere all’estero, di viaggiare, ho trovato sempre una frattura tra il mondo dei giovani artisti e di quello dei più affermati e spesso una grande distanza tra arte e vita. In questo libro io mi ritrovo anche dove non sono direttamente coinvolta, ma ero in qualche modo testimone.  Penso per esempio a Cuba dove non c’ero ma mi affascinava, penso alla prima esperienza di RAM radioartemobile con Federico Fusj.  Ero in macchina con Dora, tra Paliano e Piglio, quando per la prima volta la radio ha trasmesso e ci siamo sintonizzate urlando insieme “Evviva! Funziona!”.
Come diceva il direttore prima, il Frusinate non era molto aperto all’arte, tantomeno all’arte contemporanea. È una fortuna di poter vivere l’arte, non doversi declassare per cercare l’arte ma è l’arte che si muove e ci circonda e guardare attraverso l’arte il mondo attorno, con uno sguardo profondamente diverso. E dunque, quando ho cominciato a insegnare in Accademia è stato normale per me – all’epoca ero assistente del Corso di Scultura e l’Accademia di Frosinone aveva varie sedi oltre a quella centrale – ospitare nella sede del corso di scultura delle esposizioni e coinvolgere ancora una volta Mario e Dora con gli artisti da loro proposti. Purtroppo Günther Förg era scomparso da poco quando si fece la sua mostra. La scultura di Levini, portata a Boville, me la ricordo installata in un’altra situazione proprio nello spazio di RAM. Vederla in un altro contesto e riviverla è stato bellissimo perché nell’allestimento erano stati coinvolti i ragazzi.

Maurizio Savini – artista
Sono preso da questo grande caleidoscopio di immagini e di ricordi, perché ho avuto la fortuna – così la definisco – ancora ragazzo e andavo a vedere in bicicletta le loro mostre in via Panisperna.  Dopo, passati un po’ di anni e avendo avuto la fortuna e la possibilità di conoscere Mario e Dora, iniziare a collaborare con loro per me era una grande emozione e ho un ricordo meraviglioso. Come ad esempio l’incontro che ci fu a Serre, come raccontava prima Felice Levini, in quell’orrida cava di travertino. Mi aveva invitato Ettore Spalletti che per me era un grandissimo artista, di lui avevo molta stima. Mi sono trovato proiettato in una realtà apparentemente semplice ma che, di fatto, nel modo più assoluto non lo era: un laboratorio febbrile dove potevi svegliarti anche la mattina alle 7 senza sapere bene cosa dovevi fare e già trovavi Mario e Dora che erano a pieni giri.  Avevamo una bozza di quello che era l’intenzione, magari ne avevamo parlato la sera a cena.
Sulla copertina del Libro di Zerynthia, questo fantastico “contenitore” – perché non sai bene come definirlo se libro o contenitore – è impresso un estratto di un testo di Daniele Pieroni: “di quali fiamme bruceranno le farfalle di Zerynthia? Di certo è un sacrificio che contiene la promessa della poesia”. All’interno trovi una serie di ricordi e di emozioni, di grandissime esperienze che si sono poi susseguite negli anni, fino ad arrivare a oggi. Ho sempre visto Mario e Dora – ricordando un’opera di Bizet del 1863 – come due pescatori di perle che si immergono in apnea per cercare e trovare un dono della natura per poi riportarlo in superficie e donarlo agli altri. Un mondo dove non affiora l’idea di profitto.
Con loro ti trovavi sempre a stretto contatto a collaborare con artisti di grande fama, trovandoti sullo stesso piano. Ho sempre anche sentito l’affetto e per me le persone che vogliono bene agli artisti sono una cosa molto importante. Ho fatto tante esperienze negli anni, come una farfalla, con piccoli voli nel ’96 nel ’98 e poi alla biblioteca dell’Università di Sassari o magari a Milano con il lavoro delle biciclette, dedicato al Giro d’Italia… Una serie di ricordi che ora si sovrappongono. La biblioteca di Paliano, un lavoro di cui non riesco a capire se c’era una progettualità o se tutto accadeva con aggiustamenti della Contrada Cervinara, per arrivare alla fine in paese dove ho avuto la fortuna di poter realizzare un wall-painting nell’anticamera della Biblioteca di Arte Contemporanea.
Vi voglio leggere una breve poesia scritta da un giovane poeta che Mario Dora Donatella e Felice conoscono, Donato Di Pelino:

Vola la farfalla Zerynthia
e si posa sui fiori comuni,
D’ora in poi sulla vetta
di altre stagioni
risale lungo la corrente
non di fiume conosciuto
Ma rio che scorre segreto
sotto il tempio carnale. Chiamala,
spiega le sue ali,
convincila che è fatta
per esistere.
Ecco, torniamo sempre al tema della farfalla che come un serpente cambia la pelle o come una larva si trasforma in farfalla. Zerynthia ha continuato a trasformarsi, è nata anche in RAM, ma di questo forse parleremo più avanti.

Alfredo Pirri – artista:
Questa è una storia straordinaria, racchiusa nel libro di cui si parla oggi, come dentro uno scrigno preziosissimo. Chiudere la storia dell’esistenza di tante persone dentro uno scrigno non è facile però vale la pena di ricordare alcuni momenti di questo racconto che per fortuna non ha fine e di cui è anche incerto l’inizio. È come un lasso temporale nella mente di ognuno di noi, un lasso di tipo infinito. I momenti che mi vengono ora in mente: dalla Biennale di Venezia a Paliano, da Valmontone a Serre di Rapolano, a L’Avana eccetera.
Alcune di queste iniziative, anzi tutte, hanno rivelato un carattere di cui fino ad ora non si è parlato molto. Le iniziative di Dora e Mario, hanno un carattere di tipo politico molto forte, anche se a volte in maniera solitaria, di coinvolgere territori finora intoccati dal vento dell’arte contemporanea affinché questo vento rinnovatore si porti laddove c’era aria stagnante o in posti straordinari e toccati dall’arte in maniera che lo diventassero ancora di più.
Mi ricordo ad esempio del Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone che guarda caso è scomparso dal nostro radar nel momento in cui viene restaurato, mentre invece prima del restauro era a nostra completa disposizione. Ce lo ricordiamo tutti come un posto straordinario, come un posto vitale, una vera e propria piazza politica. Addirittura in quell’occasione come ringraziamento agli artisti che avevano partecipato alla mostra fu offerta dall’amministrazione comunale la cittadinanza onoraria. È un piccolo fatto, però molto significativo perché ha voluto dire che l’azione politica di Zerynthia, di Mario e di Dora, ha ottenuto dei risultati profondi nelle coscienze non solo di noi artisti e del pubblico, ma addirittura degli amministratori che occasionalmente venivano coinvolti e toccati dalla loro grazia e dalla loro capacità di coinvolgere e di fare avvertire quanto possa essere profonda l’azione dell’arte nelle realtà sociali più differenti. Di ricordi quindi  ce ne sarebbero tantissimi, a me sono rimaste impresse alcune cose piccole, magari particolari, per esempio le cene, i pranzi, uno in particolare a casa mia insieme a Dora e Mario e Mario Merz, Federico Fusj, Carlos Garaicoa, Paola Pivi e altri ad assistere ammutoliti al crollo delle torri gemelle, a chiederci che stesse succedendo nel mondo e immediatamente avere una capacità di reazione, nel senso di chiederci che cosa l’arte potesse fare già immediatamente in risposta a questo mistero che stava coinvolgendo il mondo intero. E tutto ciò è nel libro, è un libro irrituale che tengo vicino, tengo con me, ma che devo confessare non ho classicamente letto, e non perché sia un libro illeggibile e non perché m’impaurisca la sua mole quasi biblica, o per la quantità di cose che contiene, lo sforzo conoscitivo che ne conseguirebbe per leggerle una per una, ma perché è un libro che per fortuna non si lascia consumare né da una lettura né da uno sguardo superficiale. In questo senso è un libro – ho pensato a lungo a come poterlo definire – è un testo “biblico”, fatto dall’intreccio di tante trame narrative, di racconti che all’improvviso, come di scatto, s’innalzano verso le vette della teoria, anche quando come succede in certi libri biblici, si limita a elencare dei nomi (e c’è in questo libro una quantità impressionante di nomi), ora questi elenchi di nomi assumono il ruolo di testimone oculare di qualcosa che è successo veramente, dando vita a un racconto infinito che mette insieme punti di fuga e prospettive poeticamente talmente differenti e multiformi da considerarsi per nostra fortuna inesauribile.

Federico Fusj – artista
Mi unisco a quello che ha detto Alfredo a proposito della qualità del libro, a partire dalla sua copertina che ospita il passo di una poesia e questo mi piace molto: questa scrittura è però è da leggersi girando il senso del libro, è intellegibile, ma è anche un disegno. Vorrei mettere in evidenza che l’autore di questa poesia, Daniele Pieroni, proprio oggi riceverà il premio Eugenio Montale fuori di Casa per la poesia.
Vorrei adesso raccontarvi la mia esperienza di approccio con Zerynthia. All’epoca ero impegnato per lo Stato italiano e nelle pause andavo a Milano dove ho passato gran parte della mia formazione. Mi ricordo che vidi un piccolo trafiletto che diceva che la Galleria Pieroni avrebbe chiuso e che avrebbero aperto un’associazione culturale per portare l’esperienza dell’arte contemporanea fuori dagli spazi istituzionali delle gallerie. Questo mi colpì molto perché in un certo senso era anche l’esperienza che io stesso avevo vissuto nel periodo degli studi, con le prime mostre, lavorando fuori, negli spazi pubblici e civici. Dopodiché ci ritrovammo all’inaugurazione della Biennale del ’93, nel Casinò di Venezia con tutta la kermesse della Biennale, era di notte e c’era una lettura di poeti. Salendo lo scalone del palazzo che portava al piano nobile si entrava in uno spazio straordinario, un’atmosfera di presenza un po’ diversa da quella che si vedeva in tutte le altre sedi della manifestazione. Percepii che c’era una differenza. L’anno dopo, quando mi trovai in vacanza verso Osimo, un amico mi disse: “guarda devi andare a Pescara perché c’è un incontro organizzato da Zerynthia: XXI Secolo, arte e architettura”. Seguii il convegno da esterno ed ora me lo trovo qui sul libro. L’incontro con Mario e Dora avvenne fisicamente attraverso il Belgio perchè Jan Hoet ci fece conoscere.  Mi disse: “Guarda che c’è Mario Pieroni che fa una mostra a Serre di Rapolano”, e io dissi: “Serre di Rapolano, ma siamo sicuri?” Io abito a Siena, Serre di Rapolano è un paesino qui vicino. Jan ed io andammo insieme a Serre una domenica e trovammo una situazione completamente estranea al contesto del borgo. Da lì iniziò il mio dialogo con loro.
Una loro mostra che mi sta particolarmente a cuore è stata Verso Sud. Era una mostra molto complessa, che presentava un teatro operativo multiplo: una parte avveniva all’interno di un palazzo storico a Valmontone, altri parti in luoghi anche molto distanti, in altri Comuni. Ci fu anche una collaborazione con gli studenti dell’Accademia, un luogo dove non solo si studia l’arte, ma si impara a praticarla.  Io in particolare mi trovai a Carpineto Romano, un luogo dove non esisteva un retroterra di lavoro, in cui non c’era nemmeno la possibilità di avere uno spazio chiuso. Ero proiettato in una realtà esterna e inizialmente fu una situazione assai complessa che però ha suscitato in me un’attenzione nuova nei confronti del lavoro. E questa è una delle prerogative operative che all’interno delle operazioni di Zerynthia ho visto avvenire più volte, cioè gli artisti coinvolti trovavano dei fermenti, degli humus per mettere il loro lavoro in una nuova dimensione operativa. È quello che è successo a me: fare un lavoro a Carpineto Romano, con dei tempi anche molto compressi perché c’era un’aspettativa da parte della città che comunque era coinvolta. Mi avevano indicato alcune aree che io però non sentivo come corrispondenti e Mario telefonava e chiedeva “Come stiamo messi con il lavoro? Qui dobbiamo iniziare.”  Ero indeciso finché il mio occhio non cadde su dei grandi massi affioranti nel centro del paese. Ecco, avevo trovato quello che cercavo, cioè entrare all’interno del percorso morfologico sul quale si è costruito il paese.
In quell’occasione nacque il desiderio della radio. Siccome eravamo tutti isolati – io a Carpineto Romano, Bruna Esposito al Piglio, Alfredo a Valmontone ecc. – ci sembrava di trovarci in avamposti tattici ed operativi, ma con una urgenza di relazionarci, di parlarci. Ci venne da dire che sarebbe stato interessante creare una radio per mettere tutti quanti insieme e a forza di parlarne alla fine questa cosa si è avverata. Facemmo la prima trasmissione a settembre del 2001 proprio per la conclusione di Verso Sud su Radio Onda Libera. Era la prima operazione di RadioArte all’interno del pomeriggio radiofonico di FM, con dei collegamenti ogni ora da varie sedi: c’era Alfredo a Cosenza, un collegamento con Gülsün Karamustafa a Istanbul, uno con Mona Marzouk in Egitto…, dei contatti nel mondo su una piattaforma di Frosinone. Zerynthia ha anticipato la modalità di una piattaforma in cui ognuno pur mantenendo la propria individualità sta all’interno di una realtà condivisa. Sempre a Paliano, poco dopo, nell’ambito della mostra Edito/Inedito ho creato per Zerynthia la macchina “Pomarte”, un furgoncino che ospitava questa stazione radio che sarebbe andata in giro per l’Europa tra le varie realtà dell’arte trasmettendo via web in diretta di volta in volta. Era nata radioartemobile.

Dora Stiefelmeier – Presidente RAM radioartemobile:
Grazie della tua domanda che tocca un aspetto a me molto caro del nostro lavoro, quello sperimentale. Penso che gli artisti abbiano un ruolo importante di innovazione nella società che noi dobbiamo captare ed evidenziare.
C’è un libricino della grande scrittrice americana Gertrude Stein scritto ca. 100 anni fa.  Il titolo è Picasso che era un suo grande amico. Attribuisce proprio a lui lo statement: l’artista è colui/colei che è capace di vivere nel presente e afferrarne le potenzialità, mentre tutti gli altri vivono con la testa nel passato.
Questa capacità degli artisti di capire dove il mondo andrà è spesso intuitiva, a volte l’artista stesso non ne è pienamente cosciente.
Il progetto Sinfonia Specchiante ne è un esempio. Nasce dall’incontro a Zerynthia di Paliano tra Michelangelo Pistoletto, artista di Arte Povera già molto noto e l’allora giovane compositore Carlo Crivelli.  Parlando di spazio – un concetto caro a Pistoletto fin dai suoi primi lavori specchianti –   nasce l’idea di creare insieme un concerto cosmico non solo nei contenuti o nell’ascolto, ma nella sua stessa esecuzione. Cioè: un’orchestra suddivisa in quattro luoghi – poi individuati in una fabbrica a Paliano, lo stadio di Pescara, il Teatro Marstall di Monaco di baviera dove Pistoletto aveva un progetto in corso e uno    degli studi della BBC di Londra – che suonavano all’unisono: i violini a Paliano, la percussione a Pescara, i fiati a Londra e il soprano e ancora degli archi a Monaco. Ogni luogo aveva un direttore d’orchestra con in testa legato la cornetta del telefono che lo collegava con gli altri spicchi dell’orchestra. Roba da “Fratelli Lumières”. Giusto per rendere l’idea, all’epoca – era il 1995 – non esisteva ancora internet, o meglio esisteva ma era riservato a pochissimi, il mezzo più moderno di comunicazione era il fax e dei telefoni cellulari neanche l’ombra.
Se oggi noi qui siamo collegati con Zoom è anche perché qualcuno molti anni addietro ha immaginato un nuovo modo di comunicazione e il mondo poi è andato in quella direzione.

Mario Pieroni – Presidente Zerynthia Ass. Arte Contemporanea OdV: 
Come ho scritto nella prefazione del volume, la scelta di Paliano avvenne per delle coincidenze che poi molto spesso si rivelano oltremodo favorevoli. Il paesaggio, verdi distese, montagne, disponibilità degli abitanti, l’amicizia con il Sindaco di allora Giuseppe Alveti, la magia dell’immenso parco della Selva, la vicinanza della città di Roma furono condizionanti per la scelta della sede di Zerynthia. L’ “Italia dei Comuni”, ecco Zerynthia, questa farfalla dell’Agro romano che oltre a Paliano si posa al Piglio, Serrone, Colleferro, Boville, Carpineto e in tanti luoghi ancora. Non esiste un Centro per la cultura ma siete voi che con la vostra energia, anche senza nessuna esperienza potete rendere qualsiasi luogo “il Centro”.
Io sono sempre stato confuso perciò cerco la vicinanza degli artisti, perché gli artisti hanno una loro prospettiva e ti aiutano a comprendere e vedere il mondo. Guardate le immagini del film di Jimmie Durham The Pursuit of Happiness, che non era riuscito a girare in nessun altro luogo ed ecco che la strada Palianese tra l’uscita di Colleferro e Paliano diventa il Colorado, nel bosco di Valmontone si brucia il camper casa studio dell’artista, che lui abbandona per volare negli Stati uniti d’America e raggiungere il suo sogno fama e successo. Io nel film interpreto il ruolo del gallerista e Anri Sala è l’artista. Vi cito questo film ideato e diretto da Jimmie Durham The Pursuit of Happiness “La ricerca della Felicità” perché inizia con un estratto della Dichiarazione d’Indipendenza Americana, 1776:

Noi riteniamo che le seguenti verità siano per se stesse evidenti: che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono stati dotati del loro creatore di alcuni diritti individuali e tra questi sono la vita, la libertà e la ricerca della Felicità.
Sempre attuale oggi più che mai.
Ringrazio il Direttore dell’Accademia di Frosinone Loredana Rea per aver reso possibile questo incontro e saluto gli studenti con cui mi auguro possa nascere un progetto da poter realizzare insieme.

 


 

 


IL LIBRO DI ZERYNTHIA
THE ZERYNTHIA BOOK

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Photos, projects, sketches, newspapers and original documents of the many projects carried out by Zerynthia, the Association for Contemporary Art founded in 1991, under the direction of Mario Pieroni and Dora Stiefelmeier. IL LIBRO DI ZERYNTHIA / THE ZERYNTHIA BOOK wants to be a story told mainly in images trying to reflect the vitality over the years of this cultural organization dedicated to contemporary art. It contains the contributions of a multitude of Italian and foreign artists. By creating a network of human exchanges, Zerynthia sees the audience as an active part of the experience


Editor: Di Paolo Edizioni
Curated by: Dora Stiefelmeier
Texts by: Dora Stiefelmeier
Graphic design and image processing: Spazio Di Paolo
Copy editing: Barbara Nardacchione and Marika Rizzo
Made in collaboration with Gruppo Cordenons
Printed by
Antiga S.p.A. in October 2020
Zerynthia book cover

 

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