La collettiva di Jimmie Durham e Jannis Kounellis a RAM presenta installazioni appositamente create per la mostra. Entrambi gli artisti si sono dimostrati aperti ad un confronto che ha portato alla realizzazione di un nuovo concetto di mostra collettiva che affianca e intreccia due narrazioni differenti , “più interessante di una mostra di ieri”, come ha affermato Kounellis, che pone il tema della diversità come origine del loro ragionamento. Non mancano comunque dei punti di tangenza nell’interpretazione del concetto di Deposizione.
Per Kounellis la Deposizione è “ un’ipotesi prima emotiva, poi critica, e poi diversa. Non è una descrizione. E’ come un fantasma che gira e da titolo al lavoro.” Già nel 1975, alla Galleria Pieroni di Pescara, Jannis Kounellis aveva toccato il tema della deposizione riferendosi alla morte di Marat nel quadro di David Nell’opera creata da Kounellis per la mostra ritorna l’unione tra la drammaticità storica e la poetica del reale, la presenza del mondo/vita entra a fare parte dell’installazione per dare voce e peso alla storia collettiva.
Kounellis afferma l’importanza del linguaggio nell’affermazione della diversità. Sostiene che il messaggio dell’artista per essere efficace, necessita di una definizione linguistica estremamente precisa. La lingua diventa lo strumento per aprire la dialettica ed acquistare una nuova Libertà
Per Durham, il concetto di “Deposizione”, scarnificato dal suo senso religioso, presuppone la scelta di un posto stabile, sicuro, segreto. L’artista, cipresenta un tappeto di bicchieri di vino, rotti ed, in cima ad una scala, lo spirito del lavoro, una pietra di ossidiana. L’artista mette in gioco, un assunto molto presente nella sua poetica: la trasformazione della materia.
L’ossidiana, rompendo i bicchieri, trasforma, non distrugge, cambia la forma e l’uso di un oggetto, lo traduce in altro.
La Deposizione, nell’opera di Durham, è la distruzione. La pietra, la “movie star” dell’opera, come l’artista la ama chiamare, trova il suo posto stabile e fisso nell’atto di trasformazione della materia. Come afferma l’artista “..La distruzione è il posto stabile della pietra. Non si può distruggere la materia, si può eliminare la sua funzionalità, la sua forma. Se venissi a casa tua, e ti rompessi i tuoi bicchieri di vino, questo sarebbe soltanto un atto criminale, ma se li compro e li rompo, questa non è criminalità, non è distruzione, è trasformazione. Così, quando parlo di frantumazione di bicchieri di vino, non voglio dire che questi vengono distrutti, bensì che si trasformano grazie ad una bella pietra nera”.
Jimmie Durham e Jannis Kounellis danno voce a delle “località”, sono poli dialettici della modernità. I due artisti, sono portavoce di due diversità che rispecchiano contesti per molto aspetti diametralmente opposti. I loro riferimenti si affidano a dei punti fermi, propri della storia di ognuno e della memoria collettiva.
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